La fibromialgia è una malattia che incide pesantemente sulla qualità della vita di chi ne soffre. Affaticamento costante, difficoltà a dormire, emicrania, formicolio, prurito e una sensazione generale di debolezza e intorpidimento. Nei casi più gravi, la malattia condiziona pesantemente le relazioni sociali e la permanenza nel mondo del lavoro.
Secondo i dati, nell’Unione europea quasi 14 milioni di persone soffrono di tale sindrome, con una forte prevalenza di donne, in particolare in età giovanile. In Italia ne sono affette tra i 2 e i 3 milioni di persone, tra il 3 e il 4% della popolazione.
Nonostante rappresenti una patologia estremamente pervasiva e che interessa una platea così ampia di persone, nel nostro Paese non è ancora riconosciuta come malattia invalidante a tutti gli effetti. Eppure, già dal 1992, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha riconosciuto la sindrome fibromalgica come una malattia neurologica.
Il Governo è chiamato a colmare questo grave ritardo, inserendo finalmente la malattia nei LEA (Livelli Essenziali d’Assistenza), per garantire l’accesso a prestazioni specialistiche, farmaci o qualsiasi forma di terapia.
Un tema su cui da tempo è impegnata l’Associazione Italiana Sindrome Fibromialgica ODV, che ieri, martedì 29 ottobre 2024, ha tenuto prima un incontro in Senato e poi una manifestazione nel centro di Roma, alle quali ho partecipato con diversi colleghi parlamentari di maggioranza e di opposizione.
Fortunatamente in Parlamento c’è una sensibilità diffusa e trasversale, come dimostrano le mozioni approvate di recente alla Camera e le numerose proposte di legge presentate che però giacciono da troppo tempo nelle Commissioni Sanità di Camera e Senato.
Il ritardo del legislatore nazionale ha spinto alcune regioni a muoversi autonomamente. Tra queste anche le Province autonome di Trento e di Bolzano, che garantiscono ai malati il diritto all’esenzione per patologia dalla compartecipazione alla spesa sanitaria, oltre che un maggior punteggio in sede di determinazione dell’invalidità civile. Anche in Veneto le è stato attribuito lo status di malattia rara. Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Campania hanno avviato il processo per includere la patologia tra le malattie rare e invalidanti.
Per quanto meritorie, queste iniziative hanno avuto come effetto collaterale una disparità nell’accesso alle cure e sul diritto alla salute; una ragione in più per inserire al più presto la fibromialgia nei Livelli Essenziali d’Assistenza.
Ciò consentirebbe innanzitutto alle persone affette l’accesso alla terapia del dolore, che appare indispensabile per mitigarne gli effetti. E, dall’altro lato, permetterebbe la nascita di centri del servizio sanitario nazionale specializzati nella diagnosi e nella riabilitazione, nonché centri dediti allo studio e alla ricerca della malattia, dei protocolli terapeutici, di nuove possibili cure.
In Senato continueremo la battaglia: è un tema troppo importante, che riguarda la vita di milioni di persone, rispetto al quale il Governo non può e non deve girare la testa dall’altra parte. È un fatto di civiltà, di pieno e concreto riconoscimento di uno dei diritti fondativi della nostra Costituzione: il diritto alla salute.